Descriviamo un caso di malasanità per danno alla persona in seguito all'omissione della diagnosi.
Tribunale Reggio Emilia 07 ottobre 2015 Attività medico-chirurgica – Intervento di sterilizzazione – Omessa esecuzione dell’intervento richiesto – Responsabilità della struttura sanitaria – Sussiste
La Cassazione torna ad occuparsi di danno da perdita di chances, rilevando che l'omessa diagnosi di un processo morboso terminale, sul quale sia possibile intervenire soltanto con un intervento cosiddetto palliativo, non idoneo a guarire ma quanto meno ad alleviare le sofferenze, può determinare un danno al paziente che nelle more non può fruire nemmeno delle cure palliative e deve sopportare le conseguenze del processo morboso.
La scelta di abortire attiene ad un fatto psìchico, difficilmente provabile, se non per presunzione, tuttavia riguardante circostanze contingenti. La non vita non può essere un bene della vita; l'affermazione di una responsabilità del medico aprirebbe, per coerenza, la strada ad un'analoga responsabilità della stessa madre. Diversamente, una pretesa risarcitoria verso il medico finirebbe con rassegnare al risarcimento del danno un'impropria funzione vicariale, suppletiva di misure di previdenza e assistenza sociale.
Una ragazza di 22 anni ha perso il figlio dopo una gestazione che si era protratta per 41 settimane. I familiari hanno denunciato i sanitari. Ieri sera la giovane è arrivata al pronto soccorso dell'ospedale di Sanremo dicendo di non sentire più il battito del feto. Il piccolo era morto. Questa mattina la donna è stata sottoposta a parto indotto.Per la direzione generale della Asl si trattava di «una gravidanza fisiologica a termine e per oggi era stato programmato il ricovero per un parto indotto». Per i sanitari si tratta di un caso di «morte intrauterina che in Italia ha percentuali tra il 4 e il 5%». Sul caso indagano i carabinieri. Disposta l'autopsia sul feto. La gestante è una ragazza di 22 anni di Riva Ligure (Imperia).La mattina del 2 gennaio la giovane, che non ha ancora sintomi da parto, si presenta in ospedale per una visita di controllo con ecografia da cui non sarebbero emerse criticità e il battito cardiaco del figlio è regolare. In quella occasione viene fissato il parto indotto per questa mattina. La donna torna a casa. Ieri sera la giovane non avverte più il battito del figlio e si fa accompagnare al pronto soccorso dove arriva intorno alle 19 e dove scopre la morte del piccolo.
"Ciao ciao amore mio volato in cielo", così Chris Cappello, come racconta il Corriere, saluta la compagna Marta Lazzarin, 35 anni, morta portando con sé la piccola vita che aveva in grembo, era al settimo mese di gravidanza, il 28 dicembre all’ospedale di Bassano del Grappa.
Modena, 3 gennaio 2016 - Tutto sembrava andare per il meglio. Una gravidanza serena, nessun tipo di complicazione fino all’ultimo mese. La nascita di quel figlio tanto desiderato avrebbe dato il senso più profondo al nuovo anno. Invece la gioia di una famiglia modenese è stata cancellata da una terribile tragedia: la morte del piccolo a pochi giorni dal parto.
E’ stata appena pubblicata la Sentenza n. 17977 dell’11.09.15 del Tribunale di Roma, Giudice Nicola Archidiacono che condanna il Ministero della Salute a risarcire 360.000 euro a una giovane donna di Latina di 42 anni. Fra il 1982 e il 1983, quando aveva solo 9 anni, la donna venne ripetutamente sottoposta a trasfusioni di sangue infetto presso l’Ospedale “Istituti Riuniti Rizzoli” di Bologna.
Paziente muore per farmaco sbagliato
Con la sentenza n. 16754 del 2 ottobre 2012 la Corte di Cassazione compie ulteriori rivoluzionari passi avanti nella strada della creazione di una tutela privilegiata per i danneggiati dall’errore medico.