Risarcimento assicurazione frattura Tibia e Perone 

Tibia e perone definizione e descrizione

Tibia e perone sono le due ossa lunghe e pari del corpo umano, che costituiscono lo scheletro della gamba.

Confinanti con il femore, in posizione prossimale, e con le ossa del piede, in posizione distale, tibia e perone sono anatomicamente e fisiologicamente importanti per il loro contributo alle articolazioni di ginocchio e caviglia.

Come tutte le ossa del corpo umano, anche tibia e perone possono subire fratture.

Cosa sono Tibia e Perone?

Tibia e perone sono le due ossa pari del corpo umano, che costituiscono lo scheletro della gamba. La gamba è quella porzione anatomica dell'arto inferiore compresa la coscia, superiormente, e il piede, inferiormente (assumendo, ovviamente, di osservare il corpo umano in posizione eretta).

Anatomia

Tibia e perone sono due esempi di ossa lunghe; la particolarità delle ossa lunghe è di essere sviluppate in lunghezza e di possedere una porzione centrale stretta, che prende il nome di corpo o diafisi, e due estremità voluminose, che sono dette epifisi prossimale ed epifisi distale.

Tibia e perone decorrono parallelamente l'una all'altra, con la tibia che è situata in posizione mediale rispetto al perone.

In quanto ossa della gamba, tibia e perone confinano con il ginocchio, superiormente, e con la caviglia, inferiormente.

Definizione mediale-laterale

Ricordando che il piano sagittale è la divisione antero-posteriore del corpo umano da cui derivano due metà uguali e simmetriche, "mediale" significa "vicino" o "più vicino" al piano sagittale, mentre "laterale" vuol dire "lontano" o "più lontano" dal piano sagittale.

Esempi:

Il secondo dito del piede è laterale rispetto all'alluce, ma è mediale rispetto al terzo dito.

L'ulna è mediale rispetto al radio, il quale è laterale rispetto all'ulna (ciò è vero se si assume che l'arto superiore sia disteso lungo il fianco e con il palmo della mano rivolto verso l'osservatore).

Tibia

Tra tibia e perone, la tibia è l'osso mediale della gamba, nonché l'elemento dello scheletro di quest'ultima più voluminoso.

EPIFISI PROSSIMALE DELLA TIBIA

tibia e perone 2L'epifisi prossimale della tibia è l'estremità di quest'osso della gamba più vicina al femore, ossia l'osso della regione anatomica conosciuta come coscia.

Porzione evidentemente allargata, l'epifisi prossimale della tibia deve la propria importanza anatomica alla sua partecipazione attiva all'articolazione del ginocchio.

A contraddistinguere morfologicamente l'epifisi prossimale della tibia sono:

Due prominenze chiamate condilo mediale e condilo laterale. Il condilo mediale risiede sul lato interno della gamba, mentre il condilo laterale è sul lato esterno.

Il piatto tibiale. È, di fatto, la superficie superiore dei due sopraccitati condili.

Al centro, il piatto tibiale presenta due piccoli processi ossei di forma piramidale, denominati tubercoli intercondiloidei, i quali hanno l'importante compito di ancorare i due menischi dell'articolazione del ginocchio; anteriormente, possiede una depressione ruvida, chiamata fossa intercondiloidea anteriore, su cui trova aggancio il capo terminale del legamento crociato anteriore del ginocchio; infine, posteriormente, è fornito di una seconda depressione ruvida simile alla precedente, conosciuta come fossa intercondiloidea posteriore, su cui ha inserzione il capo terminale del legamento crociato posteriore del ginocchio.

La tuberosità tibiale. Situata sulla superficie anteriore della tibia, poco più sotto dei due condili, è un piccolo rilievo osseo percepibile al tatto, che ha il compito di ancora il capo terminale del tendine rotuleo.

Il tendine rotuleo è una formazione di tessuto fibroso, che continua i tendini del muscolo quadricipite femorale e collega la rotula del ginocchio alla tibia.

La zampa d'oca. Situata allo stesso della tuberosità radiale, ma spostata sulla superficie mediale, è un'altra prominenza ossea, il cui compito è ancorare i capi terminali dei muscoli sartorio, gracile e semitendinoso.

Muscoli della Coscia

Breve ripasso dei termini prossimale-distale

"Prossimale" significa "più vicino al centro del corpo" o "più vicino al punto d'origine"; "distale", invece, vuol dire "più lontano dal centro del corpo" o "più distante dal punto d'origine.

Esempi:

Il femore è prossimale rispetto alla tibia, la quale è distale rispetto al femore.

Nel femore, l'estremità confinante con il tronco è l'estremità prossimale, mentre l'estremità confinante con il ginocchio è l'estremità distale.

CORPO DELLA TIBIA

Il corpo (o diafisi) della tibia è la porzione di quest'osso della gamba interposta tra l'epifisi prossimale e l'epifisi distale.

Sul corpo della tibia, hanno rilevanza i seguenti elementi anatomici:

La superficie laterale. È la porzione di tibia destinata ad agganciare la cosiddetta membrana interossea tibio-peroneale. La membrana interossea tibio-peroneale è un sottile foglietto di tessuto fibroso che, interposto tra tibia e perone, unisce indirettamente le suddette ossa della gamba.

La superficie posteriore. È la porzione di tibia che, su una sorta di cresta ossea denominata linea del soleo, dà origine al muscolo soleo del polpaccio.

Tra tibia e perone, la tibia corrisponde, nell'arto superiore, al radio.

EPIFISI DISTALE DELLA TIBIA

L'epifisi distale della tibia è l'estremità di quest'osso della gamba più vicina al piede e più distante dall'omero.

La sua rilevanza anatomica dipende soprattutto dal suo contributo diretto all'articolazione della caviglia.

Malleolo tibiale

Il margine inferiore. Questo, insieme al margine inferiore del perone, compone la regione nota come mortaio; il mortaio è, di fatto, una cavità ossea, entro cui prende posto il talo (o astragalo), ossia una delle 7 ossa che costituiscono il tarso del piede.

Il malleolo mediale. È un processo osseo che si sviluppa in direzione infero-mediale, cioè sulla parte interna della gamba e verso il basso.

La funzione del malleolo mediale è garantire stabilità all'articolazione della caviglia.

Una scanalatura in sede posteriore, entro cui scorrono i tendini del muscolo tibiale posteriore.

L'incisura fibulare. Con sede in posizione laterale, è un piccolo incavo a doccia, che ospita e aggancia l'estremità distale del perone.

Le articolazione che vedono coinvolta la tibia:

- Articolazione del ginocchio

- Articolazione della caviglia

- Articolazione tibio-fibulare superiore (o tibio-fibulare prossimale)

- Articolazione tibio-fibulare inferiore (o tibio-fibulare distale)

Perone

Tra tibia e perone, il perone è l'osso laterale della gamba nonché la struttura scheletrica meno voluminosa.tibia e perone 1

Nell'accezione in cui il termine "gamba" indichi il tratto anatomico compreso tra l'anca e la caviglia (e non, come in realtà sarebbe più corretto, la porzione di corpo umano compresa tra il ginocchio e la caviglia), l'espressione "ossa della gamba" comprende non solo tibia e perone, ma anche il femore.

EPIFISI PROSSIMALE DEL PERONE

Simile a un quadrato irregolare, l'epifisi prossimale del perone è l'estremità di quest'osso della gamba più vicina al femore.

A caratterizzare la morfologia dell'epifisi prossima del perone sono:

Una superficie appiattita in posizione mediale. Denominata faccetta, questa superficie serve ad articolare il perone alla tibia, precisamente al condilo tibiale laterale.

Il processo stiloideo (o apice). Con posizione mediale, il processo stiloideo è una sporgenza ossea, che si sviluppa verso l'alto e che agisce da punto di ancoraggio per il capo terminale del muscolo quadricipite femorale e per il capo terminale del legamento collaterale laterale del ginocchio.

Una serie di tubercoli ossei localizzati sulla superficie anteriore e posteriore. Anteriormente, emergono due tubercoli: su uno ha inserzione il capo terminale del muscolo peroneo lungo, mentre sull'altro si aggancia una delle due estremità del legamento tibio-fibulare superiore anteriore (l'altra estremità è unita alla tibia).

Posteriormente, invece, c'è un tubercolo soltanto, il quale lega a sé una delle due estremità del cosiddetto legamento tibio-fibulare superiore posteriore (anche in tale frangente, l'altra estremità è collegata alla tibia).

Il compito dei legamenti appena citati (tibio-fibulare superiore anteriore e tibio-fibulare superiore posteriore) è mantenere assieme tibia e perone.

Tra tibia e perone, il perone  corrisponde, lungo l'argo superiore, all'ulna.

CORPO DEL PERONE

Il corpo del perone è la porzione di quest'osso della gamba situata tra l'epifisi prossimale e l'epifisi distale.

Sul corpo del perone, risaltano, anatomicamente parlando, 4 bordini (antero-laterale, antero-mediale, postero-laterale e postero-mediale) e 4 superfici (anteriore, posteriore, mediale e laterale); tra tali elementi anatomici, l'elemento più importante è, senza dubbio, il bordino antero-laterale, in quanto è il punto di ancoraggio, sul fronte peroneale, della sopraccitata membrana interossea tibio-peroneale.

EPIFISI DISTALE DEL PERONE

L'epifisi distale del perone è l'estremità di quest'osso della gamba più prossima a piede e caviglia, e più distante dal femore.

Malleolo peroneale

Il malleolo peroneale (o malleolo laterale). È un processo osseo che si estende sul margine laterale del perone e verso il basso, e che concorre, assieme al malleolo tibiale (al quale assomiglia), alla stabilizzazione dell'astragalo all'interno del mortaio (si ricorda che l'astragalo è una delle 7 ossa del tarso del piede, mentre il mortaio è la particolare cavità del margine inferiore della tibia deputata ad accogliere il sopraccitato osso tarsale).

La faccetta articolare che unisce il perone alla tibia a livello delle loro porzioni distale.

Tale faccetta occupa una posizione mediale e trova inserimento nella già citata incisura fibulare (incavo della tibia simile alla base di una doccia).

Le articolazioni a cui partecipa il perone:

- L'articolazione tibio-fibulare superiore (o tibio-fibulare prossimale)

- L'articolazione tibio-fibulare inferiore (o tibio-fibulare distale)

- L'articolazione della caviglia

- L'articolazione fibrosa (o sindesmosi), formata dalla membrana interossea

Ossificazione

Alla formazione definitiva di tibia e perone contribuiscono 3 centri di ossificazione per ciascun osso (quindi 6 in tutto).

Sia per la tibia che per il perone, i 3 centri di ossificazione si trovano uno laddove si formerà il corpo, uno dove prenderà vita l'epifisi prossimale e uno nel punto in cui sorgerà l'epifisi distale.

Per la tibia, il primo centro di ossificazione ad attivarsi è quello del corpo (VII settimana di vita fetale), seguito da quello dell'epifisi prossimale (poco dopo la nascita) e da quello dell'epifisi distale (II anno di vita circa).

Per il perone, invece, l'attivazione dei centri di ossificazione attivarsi per primo quello del corpo (VIII settimana di vita fetale), seguito da quello dell'epifisi distale (II anno di vita circa) e da quello dell'epifisi prossimale (V anno di vita circa).

Funzione

Tibia e perone ricoprono sostanzialmente 2 funzioni comuni, entrambe ugualmente importanti, che sono:

Formare le articolazioni di ginocchio (attraverso il contatto con il femore) e caviglia (attraverso il contatto con l'astragalo).

Ginocchio e caviglia due articolazioni indispensabili alla locomozione; senza di esse, infatti, l'essere umano non potrebbe camminare, correre, saltare ecc.;

Dare inserzione a una serie muscoli e legamenti, che permettono il corretto funzionamento delle articolazioni sopraccitate e contribuiscono alla locomozione.

Funzione Esclusiva della Tibia

La tibia ricopre una terza funzione, che non compete al perone. La funzione in questione consiste nel contribuire a sostenere il peso del corpo.

Il perone è escluso da compiti di sostegno del corpo, in quanto non è a diretto contatto con il femore (quest'osso, quindi, non grava sul perone).

Patologie

Come praticamente tutte le altre ossa del corpo umano, anche tibia e perone possono essere oggetto di frattura a seguito di traumi rilevanti a loro carico.

Frattura Tibia e Perone 

In merito a tale argomento, è particolarmente interessante la contemporanea frattura di tibia e perone; questo è un infortunio molto serio, dai lunghi tempi di guarigione, che richiede un periodo di immobilizzazione e, spesso, anche un intervento chirurgico ad hoc.

La contemporanea frattura di tibia e perone riguarda soprattutto chi pratica sport di contatto e chi è coinvolto in gravi incidenti stradali.

La frattura della tibia e del perone consiste in una lesione potenzialmente grave, in quanto non viene danneggiato soltanto l’osso ma anche i tessuti molli circostanti, muscoli, vasi sanguigni, tendini, legamenti e cute. Una frattura può essere incompleta, se soltanto una parte dell'osso si spezza; con spostamento se i due monconi si spostano e non sono più allineati sullo stesso asse, senza spostamento se rimangono sullo stesso asse o comminuta se l'osso si spezza in piccolissimi frammenti. Nel caso delle fratture di tibia e perone, le ossa possono anche non rompersi contemporaneamente a seguito di un trauma da contatto, ma possono fratturarsi separatamente. È chiaro che le lesioni più gravi sono quelle che coinvolgono entrambe le ossa e che talvolta possono far sì che i due monconi ossei penetrino nei tessuti molli fino alla cute andando a creare quella che viene definita frattura scomposta esposta.

Di seguito, alcune delle domande più ricorrenti nei casi di frattura di tibia e perone con le relative risposte.

Quanti tipi di fratture esistono?

Si parla di fratture traumatiche quando un unico trauma causa l’interruzione di un segmento scheletrico sano. Di fratture patologiche (o fratture in ossa patologiche) quando un trauma di lieve entità, che normalmente non sarebbe sufficiente a causare l’interruzione di un osso, agisce su di un segmento scheletrico già fragile a causa di una patologia in atto o pregressa (fratture in sede di tumori, osteomieliti ecc.). Infine si parla di fratture da durata o da fatica (le "stress fractures") quando ripetuti microtraumi agiscono nel tempo su di un osso sano (è il caso, ad esempio, delle fratture delle ossa metatarsali nei maratoneti).

Come avviene la lesione, qual è il meccanismo che la provoca?

Oltre al trauma da “impatto” o da contatto, generalmente anche una flessione “anomala” può provocare una variazione della normale curvatura dell’osso fino alla rottura, così come una improvvisa torsione.

Come ci si accorge di aver subito una frattura?

In seguito ad un trauma non sempre è facile riconoscere se si è in presenza di una frattura o se più semplicemente si ha una distorsione o una lussazione e solo una radiografia potrà chiarire il dubbio. Tuttavia occorre tener presente che una frattura provoca un dolore violento, l’arto si gonfia subito e in molti casi si deforma; inoltre subentra l’incapacità di movimento. Nei casi più gravi, quando esistono più fratture (politraumi) il paziente può anche arrivare a subire uno stato di shock.

Quali sono i consigli per un primo soccorso?

In un primo soccorso ci si deve limitare a cercare di tenere l’arto più fermo possibile attendendo il trasporto in ospedale. Spesso, infatti, la lesione è più grave di quanto si possa pensare e possono essere stati coinvolti tessuti molli, vasi, legamenti. Nei casi più gravi l’osso può perforare la cute, andando a contatto diretto con l’ambiente esterno. In questo caso ci si trova di fronte ad un elevato rischio di infezione ossea dove solo un trattamento specifico in ospedale può prevenire eventuali ulteriori e gravi problemi. È quindi importante non somministrare all’infortunato bevande o cibi prima del trasporto in ospedale, in quanto potrebbe essere necessaria un’anestesia generale. In ospedale, sarà quindi compito del medico esaminare approfonditamente l’area infortunata, richiedere una radiografia, se necessario procedere con un eventuale intervento chirurgico ed infine utilizzare un fissatore esterno.

Quali sono i tempi di recupero per un infortunio di questo tipo?

Non meno di 40 giorni, ma dipende dal tipo di lesione. Una lesione composta di perone può essere recuperata in tempi estremamente brevi , ma per tornare a praticare un’attività sportiva, in particolar modo uno sport da contatto, è necessario attendere la calcificazione dell’osso che non avviene prima di 30 giorni e una completa riabilitazione. Nei casi più gravi si può parlare di mesi, soprattutto se vengono apportate delle piccole protesi. In ogni caso, contrariamente a quanto accadeva fino a qualche anno fa per cui si applicavano ingessature voluminose e per lunghi periodi, oggi vengono utilizzate ingessature e supporti che vanno ad immobilizzare l’arto per il periodo strettamente necessario alla formazione del callo osseo. È infatti importante permettere all’infortunato di mobilitare il prima possibile l’arto, attendendo però i tempi fisiologici riparativi. Una volta completato il processo riparativo, i medici rimuoveranno il supporto permettendo così di iniziare a mettere in movimento la gamba.

Che tipo di riabilitazione si deve fare in seguito ad infortuni di questo tipo?

È di fondamentale importanza avviare il recupero del tono muscolare che è stato perso durante il periodo di immobilizzazione. In un primissimo periodo (dopo circa 30 giorni) si possono anche effettuare degli esercizi di tonificazione in isometria, contraendo l’arto a intervalli di un minuto all’interno della gessatura. Dopo che è stata tolta la gessatura, sono consigliati esercizi di equilibrio sull’arto infortunato, poi esercizi di tonificazione in compressione assiale, ed in seguito esercizi di flesso estensione del piede e della gamba sulla coscia, così da rinforzare sia la muscolatura flessoria che quella estensoria.

Quando viene meno il tono muscolare nel polpaccio della gamba, a causa dell’immobilità, quali sono gli esercizi più efficaci da praticare?

Sicuramente il nuoto e la bicicletta aiutano molto a recuperare la parte muscolare, ma sarà anche efficace programmare una serie di esercizi sollevando e abbassando la gamba “lesa” per poter recuperare totalmente anche la tonicità del quadricipite della gamba che, in questo caso, inevitabilmente perderà la sua piena funzionalità.

Quando un osso si rompe, in quanto tempo potrà avvenire la totale calcificazione?

Occorreranno almeno 6 o 7 mesi per poter arrivare ad ottenere una totale calcificazione dell’osso. È utile sapere che il fumo rallenta questo processo.

Che cos’è la pseudoartrosi e quando si verifica?

È un termine medico con il quale si definisce una frattura che non si consolida. Esistono due tipi di pseudartrosi: serrata e lassa. Si definisce pseudoartrosi serrata quando si è presenza di un callo osseo, che risulta ben visibile radiologicamente ed è relativamente facile da trattare. La pseudoartrosi lassa, invece è caratterizzata dall'assenza di callo osseo, ma anche se non provoca dolore, impedisce la funzionalità dell’arto. In tutti e due i casi, in linea generale, si interviene chirurgicamente.

Risarcimento assicurazione frattura Tibia e perone

Risarcimento danni Frattura Tibia e Perone a Milano: informazioni e consulenza dallo Studio Medico Legale della Dott.ssa Lucia Gargiulo con sede a Milano.

In caso di investimento pedone e ciclista è frequente riportare danni agli arti e tra queste la frattura a tibia e perone è una delle più comuni. Ecco come ottenere il risarcimento danni da incidente stradale.

Cosa fare in caso di sinistro stradale

Quando si ha la frattura di tibia e perone in seguito ad un investimento ciclista o pedone la prima cosa da fare è richiedere il soccorso già sul luogo dell'incidente per avere le cure necessarie. Il consiglio è di chiamare sul posto anche i rappresentanti delle forze dell'ordine (vigili, carabinieri) inoltre è bene prendere i nomi dei testimoni.

Questa operazione sarà molto importante per chiarire la dinamica del sinistro stradale. Infatti, nonostante l'articolo 2054 del codice civile preveda che spetti al conducente dimostrare di avere fatto il possibile per evitare il sinistro, capita anche che la compagnia di assicurazione tenda a richiedere una colpa condivisa tra le parti, ad esempio nel caso in cui il pedone abbia attraversato fuori dalle strisce pedonali. In questo caso la presenza di testimoni e i rilievi delle forze dell'ordine diventano essenziali per chiarire la dinamica.

Il calcolo del danno

La frattura di tibia e perone richiede un lasso di tempo piuttosto lungo per la guarigione e per avere un congruo risarcimento è necessario ricorrere al calcolo del danno biologico che mira a valutare i danni subiti e la menomazione psico-fisica permanente o temporanea derivata dal sinistro. In questa fase lo studio medico legale specializzato nel risarcimento danni da incidente stradale valuterà il danno subito per ottenere un risarcimento del danno che sia corrispondente.

 

Avere un perito di parte (medico legale di parte) è molto importante perché le compagnie di assicurazione tendono a risarcire sempre le minori somme possibili e di conseguenza se alle proprie spalle non vi è un esperto della materia (medico legale), è molto probabile che si ottenga meno di quanto realmente dovuto.

Perché è importante ricorrere a uno studio medico legale

In caso di frattura di tibia e perone in seguito ad investimento, lo studio medico legale valuterà esattamente l'entità del danno e quindi il risarcimento corrispondente. Nella fase iniziale, cioè nella richiesta di risarcimento danni alla compagnia di assicurazione del conducente è possibile procedere anche senza avere un avvocato al proprio fianco, ma questa scelta è fortemente sconsigliata perché la legge ha stabilito dei termini piuttosto stringenti per poter azionare i propri diritti.

Di conseguenza chi non è esperto della materia può vedere sfumare la propria tutela solo perché non conosce la materia. Ciò che molti non sanno è che la richiesta di risarcimento danni deve essere fatta quando vi è il certificato di guarigione, solo in questo momento infatti è possibile stimare il danno biologico subito.

Questo non è l'unico per il quale si ottiene il risarcimento, infatti, è possibile ottenere il ristoro anche delle eventuali spese mediche sostenute, inoltre si può avere il mancato guadagno, ad esempio nel caso di professionisti che non hanno una cassa per i giorni di malattia.

Una volta chiesto il risarcimento, la compagnia di assicurazione deve aprire la pratica ed entro 90 giorni fare una proposta di risarcimento. Nella maggior parte dei casi chiede che il danneggiato sia sottoposto a perizia da parte di un esperto (medico legale) nominato da lei.

Costui ha il compito di eseguire per conto dell'assicurazione il calcolo del danno biologico e in base al punteggio sarà determinato l'ammontare da corrispondere. Spesso il calcolo del perito di parte (medico legale di parte) è difforme rispetto a quello del perito nominato dalla compagnia. Se si verifica tale ipotesi è possibile non accettare il risarcimento. Il passo successivo sarà la negoziazione assistita.