"Ciao ciao amore mio volato in cielo", così Chris Cappello, come racconta il Corriere,  saluta la compagna Marta Lazzarin, 35 anni, morta portando con sé la piccola vita che aveva in grembo, era al settimo mese di gravidanza, il 28 dicembre all’ospedale di Bassano del Grappa.

 

Marta Lazzarin è deceduta assalita da febbre e forti dolori quando ha cominciato ad avvertire le contrazioni. È il terzo caso in pochi giorni, lo stesso destino toccato ad Angela Nesta che il giorno di Santo Stefano è morta in sala parto a Torino con la bimba che stava per nascere; ed è identico anche a quello di Anna Massignan, medico trentaquattrenne che non è sopravvissuta al tentativo di parto il giorno di Natale all’ospedale di San Bonifacio (Verona); il giorno dopo di lei è morto anche il bimbo che i medici avevano fatto nascere quando la mamma era già deceduta.

   

Il compagno Chris ha scritto sui social network che la gravidanza di Marta, fino a quel momento, era stata serena. Ma alle 12 del 28 dicembre la donna è dovuta correre all'ospedale in preda a forti dolori, perdite di liquido amniotico e febbre.

Fin da subito i medici diagnosticano la morte del feto e poche ore dopo per Marta cominciano le contrazioni del parto; dalle 17 la situazione precipita: subentrano complicazioni respiratorie dalle quali la paziente non si riprenderà più. "Embolia polmonare" è il primo verdetto formulato dell’ospedale di Bassano sul caso.

   

Commovente il ricordo di Marta, blogger che amava i viaggi e aveva girato il mondo, postato dal compagno non solo di vita, ma anche di avventure: "Sarai fiera di me, cercherò con tutte le mie forze di regalare sorrisi a chi ne ha più bisogno. Proprio come facevi tu. Continuerò a viaggiare con te nel cuore, mi piace pensare che tu possa vedere con i miei occhi i luoghi che hai sempre sognato. Vedrai amore, vedrai ce la farò, resterai sempre con me". Poi un saluto anche al piccolo Leonardo, il nome del bambino che è venuto a mancare assieme alla sua mamma.

Sulla morte di Marta Lazzarin la magistratura non ha preso ancora alcuna decisione, mentre un fascicolo è stato aperto dalla procura di Verona per Anna Massignan, morta il giorno di Natale a San Bonifacio.

"È difficile abituarci all’idea che una donna possa morire mentre dona la vita - dice Mauro Busacca, professore di clinica ginecologica all’Università di Milano - ma si tratta pur sempre di un evento a rischio; non a caso tutti i reparti ospedalieri dove avvengono parti sono considerati d’emergenza e attrezzati per gli imprevisti". Ma le cifre cosa ci dicono al proposito? "Dicono che l’Italia è il paese con la mortalità più bassa d’Europa per le madri e che sotto certe cifre sarà impossibile scendere. Ma dicono anche che l’età media delle partorienti sta aumentando. E questo, al contrario, può accrescere molti fattori di rischio" .